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2 MILIONI di pagine visitate su telescopedoctor.com

Alla fine di maggio 2012 questo sito ha raggiunto il bel risultato di 2 milioni di pagine visitate da quasi mezzo milione di visitatori. Trattandosi di un sito in lingua italiana, mi sembra un risultato degno di nota. Un grazie a tutti i visitatori passati, presenti e futuri. Colgo l'occasione per scusarmi per avere recentemente trascurato la Posta Tecnica e i Test Strumentali. A breve ho programmato l'inserimento di nuovi articoli. Ancora grazie a tutti!.


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Celestron EdgeHD 8 (Schmidt-Cassegrain aplanatico 203mm f/10)

(ottobre 2009) - PRIMA PARTE - Con la collaborazione di Cesare Baroni

 

Dopo quasi 40 anni dalla sua rivoluzionaria invenzione del metodo industriale che ha permesso la produzione dei telescopi Schmidt-Cassegrain "di massa", la Celestron ha finalmente deciso di mettere di nuovo mano alla progettazione dei suoi telescopi SC, creando la nuova serie EdgeHD (che significa Alta Definizione ai Bordi del campo).

 

Si tratta quasi certamente di una mossa "politica" imposta dalla presenza sul mercato del forte concorrente Meade ACF, ma che è probabilmente dovuta anche alla necessità di conquistare una fetta del mercato degli astrografi

 

 

(telescopi progettati per fotografia astronomica), resi di recente molto popolari dalla larghissima diffusione dei computer e delle camere fotografiche digitali a basso costo.

 

Lo scopo che si prefiggeva il nuovo disegno ottico è stato probabilmente quello di adeguare le prestazioni delle ottiche Celestron in termini di dimensioni di immagini stellari, planeità del campo e correzione dal coma alle tolleranze assai più strette imposte dall'impiego ormai universale dei sensori allo stato solido (CCD e CMOS) all'interno delle camere di ripresa, incluse le diffuse fotocamere reflex. Infatti i sensori CCD e CMOS hanno dimensioni molto piccole dei pixel (quindi una elevatissima risoluzione spaziale) e allo stesso tempo offrono una sensibilità molto elevata. Pertanto rilevano in modo implacabile le aberrazioni ottiche come il coma o l'astigmatismo, oltre al defocus dovuto alla curvatura di campo.

 

Il vecchio schema SC tradizionale, anche se resta molto valido per uso generale, non eccelle nell'astrofografia del cielo profondo con sensori digitali, in quando caratterizzato da campo curvo e da un residuo di coma che si nota già a partire da 8-10 mm di distanza dall'asse ottico. Le immagini stellari prodotte ad esempio da un SC tradizionale da 200 mm di apertura f/10 con primario sferico e secondario asferico hanno un diametro di 10 micron al centro del campo ma da 30 micron a 9-10 mm di distanza dall'asse ottico e da oltre 40 micron a 20 mm di distanza dal centro.

 

Questa dilatazione delle immagini stellari è dovuta all'effetto combinato della curvatura di campo e del residuo di coma. Visto che i sensori delle reflex digitali più diffuse, formato APS-C, hanno dimensioni che variano tra 20.7×13.8 mm a 28.7×19.1 mm, e pixel di dimensioni variabili tra 3.25 e 7.4 micron, possiedono una risoluzione più che sufficiente per mostrare chiaramente la differenza di dimensioni delle immagini stellari che il sistema ottico forma al centro e ai bordi del campo. Come è ovvio, l'effetto defocus sarà ancora più accentuato utilizzando sensori più grandi come il 35 mm.(36x24 mm).

 

Va ricordato che un sistema ottico che forma immagini stellari da 40 micron di diametro (ai bordi del campo) risultava più che adeguato per l'epoca in cui furono progettati i primi Schmidt-Cassegrain, periodo in cui si fotografava solo con pellicole chimiche ad alta sensibilità, che avevano, per l'appunto una grana dell'emulsione con dimensioni tipiche di 40 micron.

Come sono fatti gli EdgeHD

I nuovi telescopi Celestron Edge HD, disponibili nelle aperture 8-9.25-11-14 pollici, sono Schmidt-Cassegrain "aplanatici", quindi sono corretti per il coma e l'aberrazione sferica per un ampio angolo di campo.

E infatti offrono un campo piano e corretto da 41 mm di diametro. Questa correzione viene ottenuta dalla Celestron aggiungendo alle ottiche Schmidt-Cassegrain (con specchio secondario sferico, contrariamente ai vecchi SC "normali" che ne utilizzano uno asferico) un correttore di campo progettato ad hoc e composto da 2 lenti, posizionato all'interno del tubo paraluce Cassegrain, più o meno all'altezza dello specchio primario. Siccome il diametro interno del tubo paraluce è di 38.5 mm (nel modello da 8 pollici), l'apertura libera delle lente correttrice è di circa 34 mm.

   
 

Un nuovo disegno

I nuovi Celestron EdgeHD sono caratterizzati da un disegno estetico e funzionale rinnovato, di aspetto gradevole e dotato di varie novità importanti rispetto ai modelli precedenti.

 

Prima di tutto l'intubazione è interamente metallica, con tubo in alluminio (una scelta condivisibile).

 

Il disegno "spaccato" dei nuovi Celestron EdgeHD.
Cliccare sulla foto per ingrandirla.

Nella parte inferiore della cella posteriore è presente una maniglia a basso profilo molto robusta, utile per il trasporto dello strumento o anche per il puntamento nelle fasi di allineamento o quando il telescopio viene usato su montature manuali.

 

La lastra correttrice è trattata con l'ormai celebre trattamento ottico XLT che è talmente efficace nell'abbattimento dei riflessi da renderla quasi invisibile quando la si osserva frontalmente. Al centro della lastra si trova il supporto in metallo del secondario che offre la possibilità di rimozione rapida del secondario (sistema Fastar), che consente l'utilizzo del telescopio al fuoco diretto f/2 dopo avere applicato il correttore di campo opzionale Fastar o Hyperstar. Con questa mossa la Celestron vuole proporre il suo strumento come "astrografo bi-focale" che lavora a f/10 senza modifiche ed f/2 con l'accessorio Fastar. Le focali diventeranno presto 3, visto che il costruttore ha dichiarato ufficialmente, nel suo sito web, di stare progettando un riduttore di focale dedicato al nuovo schema. Questo significa che il vecchio riduttore/correttore Celestron f/6.3 non è utilizzabile con gli EdgeHD, come è logico che sia.

 

Una delle innovazioni più attese inserite dalla Celestron nei suoi nuovi EdgeHD è il sistema di blocco dello specchio primario, che si realizza tramite due manopole che sporgono dalla cella posteriore e che comandano delle viti che vanno a premere su altrettante alette metalliche che si trovano dietro lo specchio. Queste manopole sono grandi e comode da azionare, ma al buio le si confonde facilmente con la manopola di messa a fuoco.

 

Un'altra novità dell'ntubazione dei nuovi strumenti è la coppia di prese d'aria filtrate presenti su due lati della cella del primario. Contrariamente a quanto avevo annunciato nelle "notizie" del mio sito, queste prese d'aria non includono ventole per la ventilazione forzata dello specchio, ma due normali aperture che sono d'aiuto nel far raggiungere alle ottiche più rapidamente l'equilibrio termico con l'ambiente.

 

Per chi, come il sottoscritto, utilizza gli SC Celestron da una vita, salta all'occhio l'attacco filettato posteriore, destinato al montaggio degli oculari e degli accessori ottici e fotografici. Salta all'occhio perché sporge dalla culatta e perché monta un portaoculari insolitamente lungo e con una ghiera arancione. Questa insolita "sporgenza" è dovuta alla necessità, nel nuovo progetto, di posizionare ad una maggiore distanza il piano focale ottimale dello strumento. Infatti ogni correttore di coma o comunque correttore ottico richiede il rispetto piuttosto rigoroso della distanza tra la lente e il sensore della camera di ripresa. Se non si rispetta al millimetro questa distanza calcolata, si osserva la comparsa di residui di coma. In generale è apprezzabile un astrografo dotato di un grande back focus perché permette di inserire nel treno ottico filtri, ruote portafiltri, sistemi di ottica adattativa, fuocheggiatori elettrici esterni, ecc.. e quindi la scelta della Celestron di avere un grande back focus è apprezzabile.

 

Merita un commento il supporto del cercatore da 50 mm offerto in dotazione: questo supporto è molto massiccio ed è dotato di un comodo meccanismo che permette l'allineamento del cercatore con sole due manopoline. Inoltre è dotato di sgancio rapido, una caratteristica utile quando si trasporta il telescopio. Tuttavia questo supporto ha una grande sporgenza laterale che di fatto complica la vita a chi vuole montare un telescopio di guida o un fotocamera in parallelo. Chiude la descrizione una grossa manopola posteriore, robusta e ben disegnata, che serve per maneggiare meglio il tubo ottico.

Star Test

Dopo avere lasciato lo strumento all'aperto per più di 1 ora per permettere alle ottiche di raggiungere l'equilibrio termico con l'ambiente, ho eseguito l'esame dello Star Test registrando, con una webcam, un filmato di Capella (alfa Aur) al fuoco diretto, senza usare diagonali o altri accessori. Lo strumento è risultato perfettamente collimato "out of the box", e non è stato necessario ritoccare la collimazione.

 

Le immagini di diffrazione sono apparse immediatamente rotonde, regolari e molto ben disegnate, composte da una serie di nitidi anelli di diffrazione a dimostrazione dell'assenza di rugosità nelle superfici ottiche. L'immagine extrafocale è risultata, come accade quasi sempre nei telescopi Cassegrain, più nitida della figura intrafocale.

 

Analizzando le differenze di luminosità degli anelli di diffrazione sui due lati del fuoco, si nota che l'anello interno, quello a contatto con l'ombra del secondario, è più luminoso e "spesso" nella figura extrafocale rispetto allo stesso anello nella figura intrafocale. Anche l'anello esterno mostra piccole differenze di luminosità tra le due figure, risultando un poco più luminoso nella figura intrafocale. Ma la differenza più grande è rappresentata dalle dimensioni dell'ombra del secondario.

 

Tutti questi sintomi indicherebbero, in base alla teoria dello Star Test, una sottocorrezione dell'aberrazione sferica. Tuttavia, visto che il telescopio ha invece dimostrato, nel corso del test sul campo, di avere un punto di fuoco molto preciso (snap test), stelle molto piccole e puntiformi (tutt'altro che "palline di polistirolo" che si attribuiscono ai telescopi SC) ed una elevata nitidezza nelle immagini, sono portato a credere che lo star test dia luogo a qualche limite di interpretazione nella valutazione qualititativa dell'aberrazione sferica quando sono presenti correttori di campo nel treno ottico. Avevo già notato questa incongruenza analizzando startest che "davano da pensare" se confrontati con le reali prestazioni sul campo dei Vixen VMC e dei TAL Klevzov-Cassegrain.

 

Anche i Maksutov-Cassegrain con spot alluminato mi hanno spesso fatto riflettere sullo startest, perché nel caso dei Maksutov 250 di Astro-Physics e di Zen, l'ombra del secondario era molto più grande in extrafocale che in intrafocale, eppure i due telescopi mostravano sul campo di avere prestazioni di ottimo livello in termini di correzione sferica. Tirando le somme, in questo esemplare di EdgeHD 8 un po' di residuo di sferica c'è, ma ben all'interno delle tolleranze ottico. Inoltre non si notano rugosità, astigmatismo nè errori zonali di "peso" degno di nota.

 

 

Image shift

La Celestron dichiara di avere riprogettato la messa a fuoco per ridurre al mimimo l'image shift (spostamento degli oggetti nel campo quando si inverte il movimento della manopola di messa a fuoco). Il test ha dimostrato che l'image shift è ancora presente, si nota bene già a 80x, ed è quantificabile in uno spostamento di circa 20 arcosecondi.

 

Il blocco dello specchio primario

 

Le due manopole di blocco comandano due viti che vanno a premere su alette metalliche che sporgono dalla cella dello specchio. Una volta effettuata la messa a fuoco, se si vuole bloccare lo specchio in quella posizione si avvitano delicatamente le due manopole (sono necessari vari giri) fino a raggiungere la fine della corsa.

 

A quel punto lo specchio è bloccato e l'esecuzione del blocco non modifica la messa a fuoco (ho controllato a 333x) nè la collimazione.

Nella parte posteriore dell'EdgeHD sono visibili le prese d'aria laterali, le manopole per il blocco dello specchio primario e l'attacco sporgente per gli accessori + il portaoculari insolitamente lungo.

 

Per verificare la "tenuta" della posizione dello specchio ovvero della messa a fuoco una volta bloccato, ho eseguito un test molto severo: ho puntato il telescopio in varie direzioni usando il GoTo della EQ6, ed ho fatto eseguire varie volte il ribaltamento del tubo tramite l'inversione in meridiano. Al termine di queste "danze", ho riportato la stella di partenza (Capella) al centro del campo constatando che la stella era ancora perfettamente a fuoco e collimata. Un ottimo risultato!
 

Fotografia

Il mio collega Cesare Baroni ha applicato la sua reflex Canon 20D al fuoco Cassegrain del telescopio in prova, scattando una serie di foto a breve posa sull'ammasso delle Pleiadi dalla sua postazione nell'interland milanese.Le immagini non sono guidate ed eseguite ad f/10.

Le Pleiadi (M45) riprese con EdgeHD 8 e Canon 20D. Cliccare sulla foto per ingrandirla

Lo scopo non era quello di ottenere immagini "belle" o particolarmente profonde, ma si voleva solo constatare se le stelle ai bordi erano a fuoco, piccole e rotonde come al centro, per verificare l'effetto del correttore di campo. Il risultato mi pare raggiunto, ma naturalmente abbiamo in programma una sessione di astrofotografia "seria", con guida e lunghe pose, da eseguire prossimamente in una località di montagna.

Osservazioni visuali

Abbiamo osservato, in una calma notte autunnale (leggermente nebbiosa) gli ammassi stellari dell'Auriga e qualche stella doppia, usando vari oculari e ingrandimenti. Per osservare gli ammassi M36, M37 ed M38 ed anche le Pleiadi abbiamo montato un diagonale a specchio da 2" e, non disponendo di oculari a campo piano, abbiamo provato a usare l'oculare Widescan 30mm, un ultragrandangolare capace di inquadrare un campo apparente di ben 84°, e il Superwide William Optics SWAN 25mm.

 

Si notava immediatamente che l'immagine era molto luminosa e che stelle degli ammassi erano molto "fini", piccolissime e ben corrette fino quasi ai bordi estremi del Widescan. Ai bordi le stelle non venivano sfuocate ma deformate in una forma "a losanga" dall'astigmatismo proprio dell'oculare. L'effetto di deformazione astigmatica è stato ancora maggiore e per una maggiore porzione del campo inquadrato quando abbiamo inserito l'oculare SWAN 25mm. Per curiosità abbiamo inserito anche lo SWAN 15 mm, diametro 31.8 mm, notando ugualmente la presenza di immagini stellari astigmatiche ai bordi, mentre con un oculare 16 mm a campo piatto (Orion Edge On) l'effetto era completamente assente.

Effettueremo appena possibile il test visuale (e fotografico) sulla Luna e sui pianeti, confrontando la resa dello strumento con un vecchio Celestron C8 arancione degli anni 70. I risultati saranno pubblicati in una "seconda parte" del presente test.

 

Caratteristiche Tecniche Edge HD 8"

  • Apertura: 203 mm
  • Rapporto focale f/10
  • Schema ottico: Schmidt-Cassegrain aplanatico (con correttore di campo a due lenti)
  • Trattamenti ottici: Celestron Starbright XLT
  • Compatibile Fastar/Hyperstar
  • Materiale del tubo: alluminio
  • Dotato di blocco dello specchio primario
  • Dotato di prese d'aria filtrate con filtri antipolvere da 60 micron
  • Diametro campo corretto: 41 mm (il campo esente da vignettatura ha però un diametro inferiore, non dichiarato dal costruttore)

 

 

Giudizio finale

La Celestron ha, a mio giudizio, progettato una linea di telescopi che consiglio di prendere in seria considerazione se si è interessati all'astrofotografia e se non si può affrontare la spesa di un astrografo specializzato. La possibilità di fare riprese con 2 differenti focali (a breve, 3 focali) ad un costo accessibile e con la certezza di ottenere buoni risultati sono argomenti molto solidi che daranno luogo ad un sicuro successo commerciale.

Appena possibile pubblicherò la seconda parte del test, che comprenderà il giudizio sulle prestazioni visuali e fotografiche sui pianeti e luna, riferirà di un confronto con un un vecchio C8 arancione prodotto negli anni 70, e infine mostrerà i risultati di alcune riprese a lunga posa di oggetti del cielo profondo alla focale f/10.